Partendo dall’Italia, in sette mesi sono arrivati a Singapore via terra a bordo di un motorino: parliamo della coppia di viaggiatori @ricordati_il_giacchetto
Lucia Schettino li ha intervistati, per ascoltare le loro avventure e per capire dove si trova il coraggio per lasciare tutto e partire alla scoperta dell’ignoto.
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Buongiorno @ricordati_il_giacchetto e benvenuti su treepli. Raccontateci chi siete e cosa fate di bello.
Ciao a tutti, siamo Pietro e Nicole, due ragazzi che amano viaggiare e da poco anche marito e moglie.
Siamo sempre stati appassionati di viaggi, però è nel 2018 che abbiamo effettivamente realizzato il “viaggiare” doveva diventare qualcosa di più rispetto al semplice weekend fuori porta.
In quel momento lavoravamo in Italia, ma ci sentivamo persi, senza un vero scopo, così abbiamo riflettuto su quello che volevamo davvero dalla vita. La risposta è stata imboccare la strada e andare, godendoci il tragitto e accumulando più esperienze possibili. Già dopo il primo viaggio siamo cambiati tantissimo, siamo cresciuti come persone, abbiamo fatto così tante esperienze che non ci sarebbe bastata una vita intera per fare.
Dove vi trovate in questo momento?
Ora siamo in Islanda.
Siete viaggiatori full-time?
No, al momento no, perché abbiamo iniziato anche a lavorare all’estero. Se prima si trattava di viaggiare e poi tornare a casa a lavorare, ora ci fermiamo in un posto a lavorare e nel frattempo andiamo alla scoperta di qualcosa di nuovo ogni volta che possiamo. Per esempio, ora stiamo cercando di far sì che l’Islanda diventi la nostra base e l’Italia sia solamente una “vacanza” per andare a trovare la famiglia. Qui in Islanda abbiamo costruito una nostra comunità e la nostra rete di amicizie. Trovare un’occupazione qui è piuttosto facile e questo Paese ci regalando tantissime gioie ed emozioni. Allo stesso tempo, sentiamo sempre lo stimolo di visitare qualsiasi altro paese nel mondo, perciò siamo sempre impegnati a disegnati itinerari e costruire piani di viaggio.
Durante i vostri viaggi avete mai passato dei momenti in cui avete pensato “voglio tornare a casa”?
[Nicole] L’unico momento in cui ho pensato “in questo momento vorrei essere a casa” è stato quando ho preso la febbre dengue in Malesia e sono stata ricoverata all’ospedale per una decina di giorni. Tornare a casa però non era fattibile e allora una volta guarita e finito il ricovero mi sono goduta il viaggio. Fortunatamente, perché la Malesia è uno dei posti più belli in cui siamo mai stati. Questa esperienza con la dengue comunque ci ha confermato quanto sia fondamentale avere un’assicurazione medica di viaggio, per essere pronti a tutte le evenienze.
Raccontateci del vostro viaggio in Asia.
Siamo partiti dall’Italia e in sette mesi abbiamo raggiunto Singapore via terra. Abbiamo attraversato l’Europa, poi la Russia con la Transiberiana, la Cina coi treni. Da lì siamo arrivati in Vietnam, abbiamo comprato un motorino e attraversato tutto il Paese. Il motorino si rompeva ogni tre per due, ma anche questo fa parte della nostra crescita: se ti trovi dall’altra parte del mondo non hai molte alternative, anche i problemi come questi in qualche modo vanno risolti. Dopo il Vietnam abbiamo attraversato la Cambogia, metà Laos, sempre tutto sul nostro motorino 100 cc. Abbiamo percorso in tutto 4.000 km con due zaini dietro e due zainetti centrali. Arrivato a metà del Laos, il motorino era distrutto, così lo abbiamo venduto e ci abbiamo anche ricavato 70,00 euro.
Come avete proseguito, a quel punto?
Abbiamo proseguito in autostop, fino ai confini del Laos e poi in Thailandia. Da lì ci siamo spinti fino al Myanmar, che abbiamo girato per 28 girorni. Poi siamo scesi lungo la penisola e siamo arrivati in Malesia, dove ci siamo presi la dengue. Dopo un mese in Malesia, tra ricovero e viaggio, siamo arrivati a Singapore e poi siamo tornati in Italia.
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